SEMINARI DI FORMAZIONE TECNICHE DI VENDITA AVANZATE: IL TUO CORPO PARLA COSI' FORTE CHE IO NON RIESCO AD ASCOLTARE LE TUE PAROLE (IL POTERE - 4)

 
 

Durante i miei corsi di formazione tecniche di vendita i partecipanti sperimentano perchè il potere rappresenta uno di quegli argomenti dei quali non si discute apertamente, causa tutta una serie di convenzioni sociali: chi ce l’ha, se lo tiene stretto e lo usa; chi non ce l’ha, cerca in tutti i modi di procurarselo.
In una interazione di vendita, la persona (cliente o venditore) che viene percepita come detentore di maggior potere, ha la strada spianata verso il successo.
Nel linguaggio non verbale, i segnali inviati relativamente alla percezione del proprio potere sono molto interessanti. Comprenderli significa avvantaggiarsi sulla positiva conclusione di qualsiasi trattativa. D’altro canto, se interrogate, le persone affermano di interpretare come segnali di presenza o assenza di potere molti elementi del linguaggio non verbale. Sfortunatamente, questi elementi sono spesso esagerati o male interpretati. Perciò solo pochi individui non specialisti sono in grado di effettuare un’interpretazione corretta.
Per cominciare ad affrontare l’argomento, penso di poter sostenere che la maggior parte dei segnali indicatori dell’autopercezione di un elevato potere sono inconsci, e pertanto difficilmente controllabili. Inoltre, spesso le persone per valutare il potere della controparte, usano schemi astratti, che non sono continuamente applicati per effettuare una valutazione (seppure approssimata) nel corso di un incontro.
La maggior parte delle società occidentali sono, almeno in teoria, egualitarie; pertanto, dato che l’egualitarismo è tenuto in considerazione da una porzione abbastanzia estesa della popolazione occidentale, gl argomenti che toccano direttamente questo aspetto sociale sono poco noti e dibattuti (Hofstede, 2001). Ciò rende i segnali di individuazione del potere particolarmente preziosi.
Spesso, nella relazione di vendita, si ritiene che il venditore detenga meno potere dell’acquirente. Qauesta è un’idea molto diffusa e, sebbene sia vera solo in particolari contesti, utilizziamola come ipotesi di lavoro per la parte successiva di questo articolo.
Molti studi, condotti dal 1940 all’inizio del nuovo millennio, hanno fornito numerosi elementi per la comprensione dei segnali non verbali relativi al potere, siano essi di possesso o di mancanza del potere stesso (Hall, Coats, LeBeau, 2005). Dal loro esame, sono emersi alcuni elementi, i più rilevanti dei quali sono:
· La parte che ritiene di avere meno potere, spesso ne rileva erroneamente la presenza nella controparte. Per esempio, nel corso di svariati e recenti studi, osservatori (dalla parte della vendita, cioè presunti detentori di minor potere) hanno ritenuto di rilevare da occhiate, gesti, pause nell’eloquio, contatti, ed altri elementi non verbali delle controparti acquirenti, una sensibile “quantità” di potere, anche dove Hall e soci hanno rilevato scarsa evidenza della reale presenza del potere stesso. Quindi, più che altro, pare essersi trattato di percezioni originate da una presunta convinzione della presenza di maggior potere nella controparte (il buyer) che ha convinto gli osservatori a recepirne la presenza stessa, innescando pertanto una cosiddetta profezia autoconvalidante (Thomas, 1928). Questo è particolarmente pregiudizievole nel processo di vendita, e porta spesso gli argomenti del venditore a soccombere rispetto a quelli dell’acquirente.
· Le moderne scienze cognitive hanno stabilito che, in ogni interazione umana (e quindi anche nel processo di vendita) l’esibizione del potere da una parte, e la sua accettazione dall’altra parte, sono attività che si svolgono, in misura importante, nel dominio della mente inconscia. Due recenti studi (Choi, Gray, & Ambady, Laking 2006) hanno completamente confermato che l’esibizione e l’accettazione del potere si svolgono su un piano inconscio e largamente “automatico”.
Relativamente alla postura che i partecipanti a un incontro di vendita a due assumono, un recente esperimento (Tiedens & Fragale,2003) ha rilevato che esiste la tendenza a manifestare potere se si crede di essere in presenza di un individuo considerato “debole”, e viceversa si tende ad accettare la sudditanza in presenza di un individuo considerato “forte”.
Ciò pare indipendente dal ruolo professionale agito. Infatti, nella prima parte di questa sperimentazione, una persona della diade (d’accordo con gli sperimentatori, cosa che i partecipanti al panel non sapevano) ha assunto, in dipendenza delle condizioni della sperimentazione, sia posture “aperte” (braccia e gambe lontane dal corpo) sia “chiuse” (mani in grembo, gambe ravvicinate, spalle cascanti).
I risultati della sperimentazione hanno evidenziato comportamenti complementari dei partecipanti rispetto alla loro controparte: laddove lo sperimentatore assumeva una postura dominante (molto potere), i partecipanti tendevano ad accettare la dominanza, e porsi in posizione subordinata (poco potere); viceversa, se lo sperimentatore assumeva una posizione di sudditanza, i partecipanti tendevano a dominare il dialogo.
Un altro interessante esperimento (Chen, Lee-Chai, and Bargh, 2001) ha posto un gruppo di partecipanti, in sottogruppi di due, a colloquio.
Alternativamente, uno dei partecipanti è stato fatto sedere su una sedia presidenziale, dietro una grande scrivania, oppure su una sedia interlocutoria, di lato alla scrivania stessa. L’interlocutore ha recepito tali segnali di potere, comportandosi di conseguenza come visto sopra.
Ribaltato nel colloquio di vendita, questo comportamento può risultare foriero di apprezzabili problematiche in quanto, nel corso di una trattativa, la figura che domina è maggiormente in grado di pilotare l’incontro e pertanto di raggiungere più facilmente i propri obiettivi. Se il processo è casuale, laddove il buyer fosse dotato di maggior dominanza, il venditore sarebbe posto in condizioni di maggiore difficoltà; viceversa, se fosse il venditore stesso ad essere dotato di maggior potere.
Per evitare, da parte del venditore, di ricadere in una fase casuale di vantaggi / svantaggi, sarebbe opportuno che il venditore stesso, in tutti i casi, assumesse la guida dell’incontro, e pertanto si presentasse in posizione relativamente dominante, da questo punto di vista. Pertanto, i segnali non verbali emessi dovrebbero essere al servizio di ciò, riportando almeno in parte la gestione di questi aspetti nel dominio della mente conscia. Anche questi aspetti sono ampiamente sperimentati nel corso dei miei seminari di formazione tecniche di vendita avanzati.
Vediamo, almeno a grandi linee, quali sono i segnali del potere che possono aiutare il venditore, facilitandolo nella positiva conclusione della vendita.

Locali, mobilio:
in un ambiente chiuso (ufficio) la posizione di maggior potere è detenuta da chi occupa una posizione che lo mette di fronte alla porta di ingresso nel locale stesso. Parimenti, una scrivania (a maggior ragione se grande), volendo esibire potere, andrebbe posta di fronte alla porta di ingresso. Le tavole rotonde funzionano come un attenuatore di potere, rispetto alle scrivanie rettangolari, a meno che l’interessato non sieda di fronte, sempre, all’ingresso. Parimenti, una seduta di grandi dimensioni facilita l’espressione del potere, soprattutto se è in posizione elevata rispetto alle sedute interlocutorie.
Testa, viso, linguaggio:
per esternare potere, è raccomandato un contatto oculare piuttosto continuo, che normalmente denota sicurezza e padronanza degli argomenti dibattuti. Appare importante, per il venditore che voglia dar mostra di potere pilotare i dialoghi. Ciò potrebbe sembrare in contraddizione con il fatto che, normalmente, si raccomanda al venditore stesso di ascoltare il doppio di quanto parli. In realtà, esiste un potente strumento per dirigere la conversazione, senza subissare di chiacchiere il potenziale acquirente. Questo strumento è rappresentato dalle domande. Un loro sapiente uso consente al venditore di tenere le redini della conversazione, nel frattempo lasciando adeguati spazi al proprio cliente. In aggiunta, un sottoprodotto di ciò è rappresentato dal fatto che le domande giuste fanno anche emergere i reali bisogni del cliente stesso, bisogni che successivamente saranno utilizzati dal venditore (nella fase di presentazione del prodotto / servizio) per ottenere il consenso. Se ritieni che gli aspetti relativi alla tecnica delle domande nel ciclo della vendita possano esserti utili, puoi consultare “
Le parole segrete della vendita”, Seneca Edizioni, del quale sono coautore. Da qui puoi scaricarne un estratto.
Raccomando che il linguaggio utilizzato sia deciso e fluido, e con un volume di voce sufficientemente elevato (senza, tuttavia, esagerare). Il tono (ma ciò fa parte della fisiologia dell’individuo, ed è scarsamente modificabile) sarebbe meglio che tendesse alle basse frequenze. Pause e silenzi vanno sapientemente utilizzati, per dare brio alla conversazione e, insieme alla tecnica delle domande, per vivacizzare l’interesse della controparte.
Arti superiori e inferiori, postura:
Raccomandate posture aperte (braccia e gambe decorosamente divaricate rispetto al corpo, evitando gli incroci; nel caso di venditrici, è ovviamente sufficiente evitare, se possibile, gli incroci con gli arti posteriori); un moderato gesticolare (deciso, tuttavia) aiuta sicuramente sul fronte dell’autorevolezza (una delle componenti del potere). I manierismi e i toccamenti (mangiarsi le unghie, strofinarsi naso o mento, giocare con penne e anelli) sono da evitare. Lo sporgersi leggermente verso l’interlocutore, in occasione di passaggi particolarmente importanti, sembra essere raccomandabile, così come una postura rilassata e abbastanza stabile (non cambiare posizione troppo frequentemente). Da abolire il battere il tempo con piedi, mani, altre parti del corpo.
L’ultima considerazione è legata ad uno degli argomenti trattati in apertura dell’articolo: la spontaneità del linguaggio non verbale (in questo caso relativa all’ostentazione di potere). Ho scritto in precedenza, riprendendo noti studi, che questi segnali sono in gran parte automatici, frutto delle scelte e delle convinzioni dell’inconscio degli individui. In poche parole, è difficile (non solo per un venditore, bensì per chiunque) inviare segnali di potere se ci si sente privi di questo attributo. D’altro canto, se questi segnali non vengono inviati dal venditore, si corre il rischio che il cliente (non rilevando tali segnali nel comportamento del venditore stesso) si appropri del potere disponibile (e di conseguenza piloti l’incontro), rendendo più arduo il lavoro di vendita (a meno di considerare l’ipotesi di un acquirente completamente d’accordo, a priori, di voler effettuare l’acquisto).
Pertanto, come fare? La risposta si trova su un testo, di cui sono coautore (
“Cambia, adesso!”, Seneca Edizioni) che raccomanda di agire "come se". Da qui puoi scaricarne un estratto.
In poche parole, si tratta di adottare quei comportamenti che, naturalmente, si avrebbero, qualora si fosse consci di possedere una buona dose di potere.
A prima vista, questo gioco del “non ho potere, faccio finta di averlo, così lo ottengo” potrebbe apparire come un’assurdità; in realtà, considerando come funziona la mente, e l’impatto che è in grado di avere sui comportamenti degli individui, appare come uno dei metodi più efficaci. In aggiunta, non si tratta di manipolazione, in quanto le percezioni degli aspetti legati agli individui, spesso, rappresentano driver comportamentali efficaci almeno quanto gli elementi oggettivamente verificabili legati a tali aspetti.
Cito solo un esempio, per chiarire. L’effetto placebo (molto noto in farmacologia) consente alla maggior parte degli individui di innescare forme di autoguarigione, in presenza di un trattamento inerte clinicamente e/o farmacologicamente. Tali forme di autoguarigione sono supportate semplicemente dalla consapevolezza, radicata nel paziente stesso, che la terapia in questione sia efficace.
Scendere in ulteriori dettagli sulle metodologie da utilizzare per ottenere ciò travalicherebbe lo scopo per cui questo articolo è stato redatto. Tuttavia, esiste molta letteratura in proposito (soprattutto in lingua inglese) e, se fossi interessato ad approfondire l’argomento del come accedere a stati d’animo e condizioni fisiologiche potenzianti (non solo relativamente al processo di vendita)
puoi leggere il mio libro “Cambia, adesso!”.

 

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