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La prossemica rappresenta un altro degli aspetti chiave, nel processo di
vendita: proprio per la sua rilevanza è un argomento che affronto spesso
nei miei seminari di formazione tecniche di vendita
avanzati. E’ l’analisi della distanza, nel corso di un processo di
comunicazione, tra emittente e ricevente. o, più precisamente,
all'interno del linguaggio del corpo, lo studio della gestione delle
distanze alle quali si posizionano due o più individui, mentre è in
corso la comunicazione. Il primo a parlarne è stato l’antropologo E.T.Hall, nel 1966. che ne ha
anche dedotto una regola empirica: “Come la gravità, l’influenza di due
corpi è inversamente proporzionale non solo al quadrato della loro
distanza, ma possibilmente al cubo della distanza stessa”. Tradotto nel processo di vendita, ciò parrebbe significare che le
possibilità di influenzamento del cliente aumentano, quanto più il
venditore si avvicina al cliente stesso. Ovviamente, come empiricamente
ogni venditore ha sperimentato, ciò è vero solo in parte. C’è una
distanza da mantenere comunque, ed una distanza al di là della quale le
possibilità di influenzamento si riducono drasticamente. A questo punto, la domanda potrebbe essere: quali
sarebbero
queste due distanze? Tuttavia, prima di tentare di fornire una risposta, bisogna addentrarsi
un pò di più in questa affascinante disciplina. Gli studi sulla prossemica presero l’avvio da un testo del 1955, dal
titolo “Studi del comportamento di animali prigionieri negli zoo e nei
circhi” dello zoologo tedesco Heini Hediger. In questo testo, Hediger ha
diviso lo spazio attorno agli animali in: · area di volo o di fuga (l’area attorno all’animale che, se violata, fa
volar via o fuggire l’animale stesso) · area critica (più ristretta, area nella quale l’animale si sente in
trappola e perciò attacca) · area personale (ancora più ristretta, separa i membri di una stessa
specie) · area sociale (zona all’interno della quale due animali della stessa
specie comunicano). In quest’ultimo caso, per comunicazione si intende
un processo comunicativo stretto intraspecie (escludendo pertanto le
forme di comunicazione a distanza, tramite il suono). Relativamente all’uomo, vennero eliminate le aree di volo / fuga e
critica. Attraverso migliaia di interviste, il già citato Hall determinò un set
di distanze che, in popolazioni occidentali culturalmente omogenee,
davano luogo all’incorca agli stessi comportamenti: · distanza intima (per abbracciare e/o sussurrare) da 15 a 45 cm
dall’asse della persona · distanza personale (per interazioni tra amici o familiari) da 46 a 120
cm · distanza sociale (per interazioni tra conoscenti) da 121 a 370 cm
· distanza pubblica (utilizzata per parlare in pubblico) da 371 a 760 cm
Differenti culture gestiscono gli spazi in maniera diversa: mentre per
le popolazioni nordiche le aree ( o “bolle” ) tendono ad allargarsi, i
popoli latini tollerano distanze minori, mentre le culture arabe
addirittura amano toccarsi anche tra conoscenti occasionali (è frequente
vedere maschi adulti arabi, eterosessuali, andare in giro mano nella
mano). Queste distanze possono procurare agio o disagio, a seconda di come sono
gestite. Per curiosità, cito che rientrano nell’algoritmo del calcolo
felicifico (felicific calculus): si tratta di misurare il grado di
piacere che una specifica azione probabilmente provocherà. Tornando alla
formazione tecniche di vendita, come probabilmente già hai inteso, essendo
arrivato fino qui, se l’interazione avviene in un’area troppo distante
dal cliente, quest’ultimo potrebbe essere portato a ritenere il
venditore un tipo freddo, quasi scostante; viceversa, tenere una
distanza troppo a ridosso dell’interlocutore, potrebbe generare, nel
cliente, una sensazione di invadenza. Pertanto, una corretta gestione di questi spazi, nel corso della
trattativa, è un aspetto importante per poter, a parità di
scenario, massimizzare il proprio successo. Ed ecco che siamo tornati alla domanda iniziale: quanto vicino ( o
quanto lontano? ). Per rispondere, possiamo fare le seguenti considerazioni:
1) postulando che tra cliente e venditore ci sia una relazione di
conoscenza occasionale, ed escludendo legami affettivi di varia natura,
la distanza ottimale, da tenere, sembra essere quella cosiddetta sociale
(da 121 a 370 cm) 2) all’interno di questi due estremi, alcuni altri fattori possono
influenzare il grado di agio o di disagio degli individui
o maggiore o minore confidenza tra venditore e cliente (maggiore
confidenza minore distanza, e viceversa)
o merceologia trattata (i preziosi sono considerati prodotti più
“formali” che non, ad esempio, una chitarra elettrica. Questo vale anche
in presenza del medesimo acquirente che, nel caso dell’acquisto di un
orologio di lusso probabilmente richiederà una maggiore distanza del
venditore che nel corso dell’acquisto di una chitarra elettrica o cultura ( o latitudine): persone che vivono in climi caldi
generalmente richiedono minor distanza che persone che vivono al nord
Pertanto, nei nostri lidi, mediamente i due metri e mezzo sembrano
essere una distanza media ragionevole da considerare, modificata
(ampliata o ridotta leggermente) a seconda degli elementi visti poco
sopra. Un’ultima raccomandazione: nel caso di trattative condotte tra individui
maschi, se possibile evitare di approcciare il cliente frontalmente:
meglio discutere con lui, se si è in piedi, stando leggermente di
fianco: si eviterà così di disinnescare anche quel filo di tensione che
potrebbe nascere, qualora il cliente (ripescando il vecchio automatismo
dei nostri progenitori scimmieschi) si sentisse “fronteggiato” e,
inconsciamente, legittimasse la propria amigdala a fare la nota scelta
di “attacco” (che, oggi, potrebbe voler dire una raffica di obiezioni
immotivate) o “fuga” (caduta di interesse, desiderio di terminare
immediatamente l’incontro). Per far sperimentare questa pulsione
all'allontanamento, durante i miei seminari di
formazione tecniche di vendita utilizzo dei divertenti
filmati.
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